Dopo il compleanno di mia figlia di otto anni, mia suocera raccolse tutti i regali e disse che li avrebbe portati all’altra nipote

Gentilezza

Dopo il compleanno di mia figlia di otto anni, mia suocera raccolse tutti i regali e disse che li avrebbe portati all’altra nipote. Quando cercai di fermarla, mi diede uno schiaffo — e lì la mia pazienza finì 😢😲

Mia figlia aveva appena compiuto otto anni. La casa era piena di risate, palloncini e profumo di torta. Avevamo invitato parenti e amici: i bambini correvano per la stanza, gli adulti chiacchieravano e io ero semplicemente felice — tutto era andato alla perfezione.

Quando gli ospiti se ne andarono, mio marito accompagnò gli ultimi alla porta, e nella stanza rimanemmo solo io, mia figlia e mia suocera.
La bambina, raggiante, stava osservando i suoi regali: una bambola, un coniglietto di peluche, un set per disegnare. I suoi occhi brillavano di gioia.

All’improvviso, mia suocera si avvicinò, prese la bambola dalle mani di mia figlia e la mise con calma in una busta trasparente. Poi ci aggiunse anche altri regali.

— Nonna, perché stai portando via i miei regali? — chiese la bambina con voce tremante. — Oggi è il mio compleanno!
— Non importa, mamma e papà te ne compreranno altri, — rispose lei con un gesto della mano. — L’altra mia nipotina non ha niente di simile.

Quell’“altra nipotina” era la figlia della sua figlia maggiore, che viveva in un’altra città. E a dire il vero, non le mancava proprio nulla: aveva giocattoli costosi, vestiti nuovi e perfino un tablet.

Sentii la rabbia montare dentro di me. La mia pazienza era finita e feci qualcosa di cui non mi sono mai pentita. 😲🫣 Continua nel primo commento 👇👇

— Non hai il diritto di portare via i regali di mia figlia, — dissi a bassa voce ma con fermezza. — Se vuoi fare felice un’altra nipote, comprale qualcosa tu.

Mia suocera si voltò e, senza dire una parola, mi diede uno schiaffo in pieno viso. Uno schiaffo secco, rimasto sospeso nell’aria come una goccia di ghiaccio.

Non piansi. Mi raddrizzai e la guardai dritta negli occhi:
— Adesso basta.

Mi avvicinai, presi la busta con i regali e la restituii a mia figlia.

— Queste sono le tue cose, tesoro. Nessuno ha il diritto di toccarle.

Poi chiusi la porta con calma e chiamai mio marito:
— Torna subito a casa.

Quando entrò e ci vide — la bambina in lacrime e me con la guancia rossa — non servivano parole.

Mia suocera cercò di giustificarsi dicendo: «Volevo solo fare il meglio», ma lui la interruppe bruscamente:
— Il meglio è non dividere i bambini in “miei” e “degli altri”.

Da quel giorno, non è più venuta a casa nostra senza invito.
E mia figlia conserva ancora quella bambola — come ricordo del giorno in cui la mamma la difese davvero per la prima volta.

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