Durante il matrimonio in chiesa, il mio sposo per scherzo teneva dietro la schiena un cartello con scritto “Salvatemi”: ci rimasi malissimo e gli ho dato una lezione 😢😱
La cerimonia scorreva tranquillamente. I raggi del sole filtravano attraverso le vetrate colorate, il sacerdote recitava le preghiere e gli invitati seguivano ogni nostro gesto con il fiato sospeso. Sembrava tutto perfetto. Mi voltai verso lo sposo e pronunciai le parole che avevo custodito nel cuore da tanto tempo:
— Tu sei per me la persona più importante, la più amata, e so che non mi tradirai mai.
E all’improvviso… la sala esplose in una risata fragorosa. La gente rideva come se fossimo a una commedia e non a una cerimonia sacra. Rimasi confusa, non capivo cosa stesse succedendo. «Perché ridono? Cosa c’è di divertente nelle mie parole?» — pensai smarrita.
Cercai di non distrarmi, ma a un certo punto non resistetti più e guardai verso gli invitati. Tutti fissavano lo sposo.
Anch’io guardai verso di lui — e il sangue mi si gelò. Dietro la schiena, ben visibile a tutti, teneva un grande cartello con la scritta: “SAVE ME” — «SALVATEMI».
In quell’istante il mondo sembrò fermarsi. Le risate degli invitati, lo sguardo sconvolto del sacerdote — tutto si confuse, mentre dentro di me montavano offesa e rabbia. «Ora tutti penseranno che io lo costringa a sposarmi», mi dissi amareggiata.
E allora feci qualcosa di cui non mi sono mai pentita. 😢 Racconto la mia storia nel primo commento e spero tanto nel vostro sostegno. 👇👇
Con calma, senza dire una parola, mi avvicinai, gli strappai il cartello dalle mani e lo stracciai lentamente, in piccoli pezzi, davanti a tutti. Il fruscio della carta nella chiesa silenziosa risuonò più forte di qualsiasi parola. Lo sposo rimase immobile, e gli invitati smisero all’improvviso di ridere.
— Ti stai prendendo gioco di me? — chiesi fredda, guardandolo dritto negli occhi.
— Era solo uno scherzo… — mormorò con un sorriso forzato.
— Uno scherzo? Al nostro matrimonio, in chiesa? Cosa c’è di divertente?
Mi rivolsi al sacerdote:
— Mi dispiace, ma il matrimonio non si farà.
Un mormorio percorse la sala, qualcuno sussultò, altri abbassarono lo sguardo.
Poi guardai di nuovo il mio “sposo” e, raccogliendo tutta la mia dignità, dissi:
— Ecco, ti ho salvato. Sei libero.
Mi voltai e camminai lentamente lungo la navata verso l’uscita. Il mio velo sfiorava leggermente le panche, mentre alle mie spalle cresceva un brusio di voci incredule. Alcuni provarono ad alzarsi, a dire qualcosa, ma io camminavo decisa, senza fermarmi.
Lui voleva uno spettacolo — e lo ha avuto. Solo che non era quello che si aspettava.










